“La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi”.
(Is.58,12)
Nel corso dell’allestimento della cappella dei Sacri Cuori, ci fu un momento particolarmente emozionante, il momento in cui, all'improvviso, ebbi la chiara consapevolezza di ciò che stavo realizzando.
Non posso descrivere la gioia che provai: avevo eretto un altare per il culto del Signore, e un altare secondo le indicazioni della liturgia di sempre. Non stavo seguendo i gusti degli uomini, ma le norme ispirate alla Chiesa nel corso dei secoli senza soluzione di continuità.
Quanti sacerdoti nel mondo stavano costruendo come me un altare tridentino? Non pensavo certamente di essere l'unico, ma di avere almeno intrapreso un'iniziativa del tutto controcorrente e, persino, rivoluzionaria.
Era l'estate del 2021; avevamo lavorato intensamente fin dal mese di febbraio per rendere agibile la nuova abitazione e ricavare una piccola cappella. Cominciavo a prendere un po' di respiro, benchè restassero ancora poche cose per completare l'opera. Un giorno, entrato in cappella per considerare il lavoro svolto, avvertii, come in un’intuizione improvvisa, l’importanza di ciò che stavo compiendo sotto lo sguardo di Dio e per il bene della Chiesa.
Sentivo che per il momento non era possibile conoscerne esattamente la portata e le conseguenze. Ma una cosa era certa: si trattava di un’opera profetica e di un messaggio manufatto per la Speranza della Chiesa nel deserto.
Poi, subito dopo, mi sfiorò il ricordo dei patriarchi. Essi avevano innalzato altari nei luoghi dove il Signore li conduceva. Erano nomadi e sapevano che un giorno avrebbero raggiunto la Terra che Dio aveva promesso ad Abramo. Quando arrivavano in un luogo, prima erigevano l’altare in pietra, poi piantavano le loro tende.
"Dio disse a Giacobbe: «Alzati, và a Betel e abita là;
costruisci in quel luogo un altare al Dio
che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello».
(Gen.35,1)
Anche la Chiesa oggi è nomade e costruisce altari là dove vive. Sono altari eretti esclusivamente per la gloria di Dio, perché venga reso a Lui un culto degno, secondo le sue indicazioni e non per il gusto degli uomini.