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roncagliaenrico58

L’ALBA


Non c’è altare senza un sacerdote.

Non c’è sacerdote senza la consapevolezza della propria eterna identità.

Il momento preciso in cui la luce cominciò ad avere la meglio sulle tenebre, cioè l’alba della mia consapevolezza sacerdotale, fu alla fine di giugno del 1994, quando partecipai a un corso di esercizi spirituali del Movimento Sacerdotale Mariano. Mi era stato consigliato da una suora, la quale aveva precisato che il corso era specifico per i sacerdoti. La parola movimento mi aveva fatto storcere il naso, ma il fatto che era rivolto ai sacerdoti, mi incuriosiva.

Quando arrivai a Valdragone, non sapevo nulla di ciò che avrei incontrato. Sceso dalla mia auto nel meriggio assolato della Romagna, mi trovai di fronte a un enorme edificio con accanto una chiesa moderna in vetro e cemento: il Santuario del Cuore Immacolato di Maria.

Ma la meraviglia fu quando vidi i partecipanti. Erano tanti e sarebbero aumentati nei giorni successivi, fino a raggiungere il numero di quattrocento circa, quattrocento sacerdoti da tutto il mondo. Tra loro erano anche una ventina di vescovi e un cardinale. Erano secolari e religiosi, ciascuno con la propria divisa. Nessuno indossava abiti civili, nessuno sentiva la necessità di “mimetizzarsi”, tutti erano orgogliosamente sacerdoti. Pur appartenendo a popoli e razze diverse, e parlando lingue diverse, pur indossando uniformi diverse, avevamo qualcosa in comune: il sacerdozio cattolico.

Nella prima meditazione don Stefano Gobbi disse che tutti i sacerdoti sono figli prediletti di Maria. Nessuno me l’aveva mai detto. Potrebbe sembrare una cosa ovvia, ma fu esattamente questa la frase che segnò l’ingresso della luce nella mia vita sacerdotale e l’alba della mia consapevolezza. Il mio sacerdozio ora aveva un referente molto importante presso Dio e molto vicino a me, anzi una Referente, Maria Santissima. Don Stefano la chiamava Mamma e voleva che anche noi la chiamassimo così. Che bello vivere il sacerdozio sotto lo sguardo amorevole della Mamma! Non ero più da solo davanti agli inaccessibili Misteri con cui il sacerdote ha a che fare, ma avevo accanto la Madre di Dio che mi insegnava il modo migliore per approcciarmi ad essi. Se gli uomini chiamati a governare la Chiesa non sapevano più essere padri nel senso spirituale del termine, e non si trovava più un direttore d’anime, c’era però una Madre insuperabile. Don Stefano insisteva che ci considerassimo i suoi bambini. “Di quale età? – ripeteva spesso – “Meno di due anni”.

Questa idea mi liberava dal circuito soffocante sacerdote-parrocchia-superiori, e mi elevava ad un piano più alto, quello del circuito dei figli di Maria istituito da Gesù morente in croce. I sacerdoti, infatti, sono rappresentati da S. Giovanni, in quella scena immortale. D’ora in avanti, l’importante sarebbe stato piacere a Maria, il che equivaleva a piacere a suo Figlio, che in fin dei conti è il Capo della Chiesa. L’amore a Maria si concretizzava nella consegna a Lei di tutta la vita, attraverso un atto di consacrazione. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria fu un’autentica liberazione dalle preoccupazioni che mi schiacciavano come se fossi io l’unico responsabile di tutto ciò che mi riguardava; ora, avendo consegnato me stesso nelle sue mani, il peso veniva ben distribuito ed era più leggero. Recitai la preghiera di consacrazione insieme agli altri sacerdoti. Gli effetti non tardarono ad arrivare, e non erano soltanto di ordine psicologico; era come se Qualcuno mi avesse preso per mano e mi guidasse in un nuovo cammino.

Nel Movimento di Maria, non c’erano cose nuove o complicate da fare, ma solo cose semplici vissute nell’amore filiale. Ci si impegnava a recitare quotidianamente il S. Rosario, ad amare il Papa in quanto Vicario di Cristo e il SS. Sacramento dell’Eucarestia. Non c’era più il clima di propaganda che rimbombava nelle aule parrocchiali, per cui se non avessi agito in un certo modo, sarei entrato nella categoria degli inadempienti. No, il respiro qui era ben altro: era quello del rapporto Madre–figlio.

Oltre a questi fondamenti, i messaggi che Maria SS. dava a don Gobbi, offrivano le coordinate per decifrare il nostro tempo. Sì, perché questi tempi sono gli “ultimi” del dominio di Satana. Sono i tempi della Passione della Chiesa, durante la quale Maria offre una particolare assistenza ai suoi figli devoti. L’Apocalisse e la Passione di Cristo sono lo specchio nel quale possiamo scorgere la nostra attuale situazione. Maria sconfiggerà il drago, schiacciandone la testa con il suo calcagno, ovvero con la schiera dei suoi figli più umili, consacrati a Lei. L’esito di questa battaglia finale sarà il Trionfo del suo Cuore Immacolato, come predetto a Fatima, e l’avvento del Regno Eucaristico di Gesù. La Chiesa ne uscirà umile, povera e purificata, Sposa di Cristo, splendente di bellezza.

I messaggi, raccolti nel libro “Ai sacerdoti figli prediletti della Madonna”, ci mettevano al corrente dei piani della Massoneria, che hanno come obiettivo la distruzione della Chiesa cattolica e portare tutti ad adorare Satana. Io venni a sapere dalla bocca di don Stefano che molti (negli anni ’90, ora molti di più) prelati erano iscritti a questa setta, pertanto militavano per il Nemico, fingendo il contrario. Questi appartengono alla Massoneria ecclesiastica, ovvero la bestia vestita da agnello. Compito della Massoneria ecclesiastica è quello di trasformare la Chiesa dall’interno per renderla progressivamente chiesa di Satana. Il personaggio di punta della Massoneria ecclesiastica è il falso profeta di cui parla l’Apocalisse, colui che prepara la strada all’Anticristo.

Così, in pochi giorni, ricevetti tutto l’essenziale per ricominciare a vivere il mio sacerdozio con serenità ed entusiasmo, con l’aiuto di Maria. I miei problemi personali ora ricevevano una luce diversa e si comprendevano molto meglio nel quadro della più vasta Apocalisse dei nostri tempi. Non mi consideravo più uno fra tanti, ma un sacerdote degli ultimi tempi arruolato in una battaglia di importanza epocale, l'opposto della rivoluzione conciliare, nella quale il nemico ci avrebbe voluto impegnati. Tutto cominciava ad avere un senso e valeva la pena affrontare ogni difficoltà, investendo tutte le risorse, per preparare il Trionfo del Cuore Immacolato ed avere la gioia di prenderne parte.

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